30 lug 2016

rosso sangue rosso fuoco

“Vorrei sapere se, dovunque ti trovi ora, sei felice”. Così recitava il biglietto che la fabbricante di sogni aveva inserito dentro una bottiglia di vetro blu.
Aveva più volte camminato fino agli scogli con l'intenzione di gettarla in mare, ma poi non ci era mai riuscita. Si ritrovava sempre  con il braccio alzato, il collo della bottiglia stretto fra le dita bianche. La schiuma delle onde che si infrangevano sulla scogliera si riflettevano nelle sue pupille nere.
Quante possibilità c'erano che il ragazzo lupo entrasse in possesso di quel biglietto? Zero, forse, o anche meno di zero. E se anche gli fosse arrivato, non le avrebbe mai risposto.
Una volta la fabbricante di sogni si sentì così patetica che si arrabbiò e scagliò la bottiglia di vetro blu per terra: le schegge le ferirono le mani bianche, che ora erano cosparse di venature di sangue rosso.
Inginocchiandosi a terra, la fabbricante di sogni prese il biglietto tra pollice e indice e se lo strinse al petto: il sangue macchiò i suoi vestiti. Alla rabbia subentrò la dilaniante, sconvolgente certezza di essere sola al mondo e quando iniziò a singhiozzare neanche lei avrebbe saputo dire se fosse per le ferite sulle mani o per quelle dentro il suo cuore.
La verità è che certe cose non le si possono affidare né al mare, né al cielo, né tantomeno al Caso. Certe cose le si devono cercare da soli.
La fabbricante di sogni non ebbe mai il coraggio necessario per andare a cercare il ragazzo lupo. Chiusa nella sua torre coperta d'edera, passava le giornate ad appuntare matite.

Un giorno d'estate qualcuno bussò alla sua porta per chiederle un sogno.
“Che tipo di sogno?”
“Che ne so, li fabbrica lei!”
“Bene, se le va bene tutto peschi uno già fatto”, rispose lei allungando al cliente un grosso barattolo di latta.
Il Barattolo era dove la fabbricante di sogni custodiva le idee che le erano venute spontaneamente senza che nessuno gliele avesse commissionate.
Mentre serviva tè e biscotti al suo cliente, i due parlarono del suo lavoro.
“Certo che dev'essere dura, stare sempre qui da sola”.
“Non desidero la compagnia di nessuno”, aveva mentito lei.
Molti anni dopo, però, ricevette una lettera da quella stessa persona; la busta conteneva due fogli.
Il primo era una nota scritta da quel vecchio cliente:
La vita a volte ci porta via la capacità di sognare di essere felici. Lei ha perso questa facoltà da un bel po', e allora regala tutti i sogni migliori agli altri. A me ne regalò uno preziosissimo, che oggi posso dire di aver realizzato al posto suo: questo mi rallegra e mi rattrista al tempo stesso. L'ho trovato, il ragazzo lupo. Sta bene, è alla ricerca di qualcosa di importante in un paese lontano. Quando questa lettera le sarà recapitata, lui probabilmente sarà già ai confini del mondo. Io, dunque, le dono lo stesso sogno sicuro che ne abbia molto più bisogno di me.
L'altro foglio, tutto stropicciato, era lo stesso che anni prima la persona aveva pescato dal Barattolo.
La lettera era datata due primavere fa. La fabbricante di sogni prese tutto e lo gettò nel fuoco.


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