6 apr 2015

Il sole si spegne - Osamu Dazai

Ultimamente ho fatto fare la fortuna ai gestori del sito libraccio.it comprando una sacco di libri scritti da illustri letterati giapponesi del Novecento.
C'entra anche la mia tesina - ovviamente - ma ammetto che avevo voglia di immergermi nuovamente a capofitto nella lettura di qualche buon libro.

Finché sono stata alle elementari leggevo tantissimo. Anche cinque o sei libri alla settimana.
Ho avuto la fortuna di avere una mamma che mi ha portata in biblioteca fin da quando ho avuto pochi mesi (ho ancora la tessera della biblioteca che mi fece intestare a poco più di un anno) e l'amore di un babbo fantasioso che mi raccontava sempre delle lunghe storie, o mi rileggeva all'infinito i miei libri preferiti senza mai stancarsi.
Nonostante rimproveri qualcosa ai miei genitori, vorrei farli stare tranquilli almeno su questo; hanno fatto benissimo a crescermi in mezzo ai libri.
Ho letto tantissimo, e ora rimpiango di non aver continuato questa abitudine alle medie, e, soprattutto, alle superiori. Con il passare del tempo il numero di libri è diminuito drasticamente fino a ridursi a poco più di una decina l'anno.

Queste vacanze pasquali mi sono sembrate perfette per riprendere e allora mi sono letta Io sono un gatto, di Natsume Soseki - libro che amo immensamente e che rileggerei all'infinito, ma ve ne parlo un'altra volta -, Il sole si spegne di Osamu Dazai e ora ho iniziato Guanciale d'Erba, sempre di Soseki.
Leggere mi catapulta in uno stato di trance assoluto in cui divento incapace di fare qualsiasi cosa, persino sentire cosa ho intorno o grattarmi il naso.
E' così che ieri mi sono ritrovata rannicchiata in posizione fetale sul divano senza la forza di staccare gli occhi dalle pagine per sedermi in una posizione più comoda.
Per la mia famiglia devo essere sembrata un insetto ribaltato e morto, con le zampine immobili e ritte.
Me ne rendo conto, ed ecco perché nonostante io ami leggere continuo a individuare nella scrittura la mia essenza.
Quando leggo divento una statua di marmo.

Perché proprio Il sole si spegne?
Confesso che non era questo il libro di Dazai che volevo leggere. Vi ricordate quel libino da cui ho scoperto dell'esistenza del libro di Nitobe?
Sullo stesso volumetto ho letto la scheda di Corri Melos! e mi è venuta una irrefrenabile voglia di leggerlo.
Ironia della sorte, non è stato tradotto in italiano.
E qui mi deprimo, perché la letteratura giapponese come al solito non se la caga mai nessuno. Prossimo progetto: tradurre Corri Melos!
Mi sono dovuta accontentare di quest'altro libro e per spendere ancor meno mi sono fatta spedire un'edizione vecchissima.
Dietro c'è scritto ancora "Lire 12.000".

E' proprio vero che la traduzione può fare di un libro un capolavoro, come renderlo un supplizio.
Questo è, ahimé, il secondo caso. Se ho ben capito, è stato tradotto dall'americano (nemmeno dall'inglese, attenzione) nel 1959, anche se questa è un'edizione di metà anni Ottanta.
Lo stile ne è risultato martoriato, sanguinante e tremendamente pacchiano.
Il libro ne ha indubbiamente perso. Quindi mi è piaciuto? Non tantissimo.

Ad ogni modo, trattandosi di un autore così importante e dato che ormai il libro l'ho letto, vi lascerò una piccola recensione.

La ventinovenne Kazuko vive con la madre da quando ha divorziato, nella loro casa borghese.
 Le due sono rimaste sole dopo la morte del padre di Kazuko, dieci anni prima, avvenuta in uno strano giorno in cui la casa è stata circondata di serpi.
Da allora la madre di Kazuko è convinta che le serpi la vogliano punire e ne ha una paura incontrollabile.
Il fratello di Kazuko, Naoji, è scomparso durante la guerra. Ha sempre avuto problemi con la droga, tanto da contrarre un debito spropositatamente lungo con il farmacista.
La piccola famiglia di Kazuko, così fuori dalla società del dopoguerra, con le sue nobili origini del tutto inadeguate per sopravvivere nel nuovo Giappone capitalista, ben presto non è più in grado di sostenere la vita agiata, licenzia i servitori e si trasferisce in campagna.
La salute della madre di Kazuko inizia a peggiorare. Naoji torna e la sua vita diventa sempre più sconsiderata.
Kazuko soffre perché sua madre tiene di più a Naoji che a lei, perché è innamorata del protettore di Naoji e perché sente di non sapere cosa fare mentre guarda la sua famiglia in declino.
La madre di Kazuko muore, suo fratello si suicida in quanto borghese simpatizzante del comunismo che non potrà mai far prevalere l'una o l'altra personalità.

Il declino della famiglia di Kazuko rappresenta la fine di un'era del Giappone che non tornerà mai più, quella che è morta con l'arrivo del commodoro Perry.

Trovo che a parte alcune descrizioni molto incisive e delicate, la frase più emblematica del libro sia il titolo.
Sebbene in lingua originale siano tre sillabe, potrebbe quasi essere trasformato in un haiku.

Infonde la tristezza di quando si constata che una cosa enorme come il sole muore con una lentezza inesorabile, e noi possiamo solo rimanere in silenzio a guardare.

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