29 apr 2016

Lettera al ragazzo-lupo, che oggi compie vent'anni

Caro ragazzo-lupo,
o Washi, uomo gentile, o semplicemente "tu", come sono solita chiamarti nelle mie poesie.
Oggi compi vent'anni.
In questi due anni in cui non ho avuto tue notizie, se non quando ti ho visto in un paio di foto di gruppo il giorno del diploma, ti ho pensato molto.
Molto è riduttivo, ti ho pensato tantissimo. Sempre. Finché non sentivo il petto e gli occhi bruciare, ti ho pensato incessantemente.
A volte mi torni in mente senza un motivo, tipo l'altro giorno che leggevo "Bellezza e Tristezza" e Keiko si appoggia al balcone con un'aria furba dipinta in voto e io ti rivedo appoggiarti con la schiena nello stesso modo allo stipite della porta di classe tua. Allora ero arrabbiata per un motivo davvero stupido e il tuo sorriso, a metà tra il divertito e l'irritato, mi accusava di essere nient'altro che una bambina. Ed ecco, tu continui a vivere in me più che con i tuoi tratti o con la tua voce, con le tue accuse silenziose. Vivi in me attraverso il senso di colpa e la vergogna.
E sono questi flashback veloci e apparentemente scollegati dalla realtà a darmi la misura di quanto in realtà la mia vita sia segnata da questa nostalgia per te e da questo senso di incompletezza causato dall'assenza della tua approvazione.
Scandisco così il ritmo della mia vita, tra momenti in cui mi dimentico che mi manchi e momenti in cui mi sembra di non poter vivere senza di te.
E vorrei smettere, ma non ci riesco.
Caro ragazzo-lupo, i mesi diventano anni e io non sono migliorata neanche un po'. Per quanto mi sforzi, resto la solita bambina egoista che ti ha causato tanti problemi. Ci ho provato non sai quanto, e mi ero illusa pure di esserci riuscita, ma invece niente.
Il mio sentimento per te, però, è mutato.
Ho dimenticato la tua faccia - non sai quanto mi devo sforzare per tentare di ricordare almeno qualche dettaglio in più - e a volte non rammento il timbro della tua voce. Potrei descriverti a parole, ma ridisegnarti nella mia testa mai. Certamente ricordo che eri bellissimo, ma non posso più affermare di amarti per il tuo aspetto.
Direi che adesso che è passato tanto tempo, apprezzo molto di più il modo in cui pazientemente mi hai fatto maturare: le tue parole, i tuoi silenzi, anche i tuoi trattamenti così duri, oggi mi appaiono chiaramente collegati dal fil rouge della tua gentilezza.
Cercare di metterti nero su bianco, di dipingere i contorni della tua compassione mi risulta troppo difficile.
Mi dispiace solo di non avere il coraggio di chiederti scusa.
Mi dispiace di non avere il coraggio di scrivere a qualcuno per chiedere se stai bene, se sei felice. Mi basterebbe questo.
Sei felice, ragazzo-lupo?
Sei amato tanto quanto meriti?
Quando saremo così vecchi che le nostra ossa si trasformeranno in polvere, quando saremo morti entrambi, allora accetterai di rivedermi?
La vita va avanti, com'è inevitabile, e io a fatica ogni giorno cerco di buttarmi alle spalle qualche parte di te, un pezzetto dopo l'altro. Però oggi che compi vent'anni realizzo che non ho fatto un buon lavoro per dimenticarti.
Quindi mentre a te va l'augurio di una vita felice - oggi diventi ufficialmente maggiorenne nel tuo Paese! - io rinnovo il mio impegno a non pensarti più e a lasciarti scivolare via nell'oblio.

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