10 apr 2016

"Il suono della montagna" di Kawabata Yasunari



Il suono della montagna


Quello di cui mi accingo a parlare, è uno dei romanzi a me in assoluto più cari.
Come sempre, quando si parla agli altri di qualcosa che ci sta particolarmente a cuore si ha il timore di non riuscire a trasmettere fino in fondo quel che ci ha colpiti, ma io ci voglio provare (possibilmente senza scrivere un papiro lungo tre kilometri).
Kawabata era un mago e non scriveva semplici libri: le sue parole sono incantesimi. Aprire un suo romanzo è come inciampare in una trappola fatale e staccarsi magicamente dal mondo.
Leggendo i suoi scritti si ha l'impressione di precipitare dentro abissi scintillanti dove le coscienze dei personaggi si riflettono e si scontrano con la bellezza della natura.

La trama in breve, senza spoiler


Shingo è un imprenditore ormai 60enne che vive con la moglie Yasuko, il figlio Shuichi e la nuora Kikuko.  L'uomo, pur non essendo eccessivamente anziano, sente che la vita sta volgendo al termine: ha frequenti vuoti di memoria, a volte sente il cuore cedere e da un po' di tempo fa dei sogni strani in cui ritorna giovane oppure rivede amici ormai morti da tempo che gli offrono del cibo.
L'uomo si interroga spesso su quanti errori, ormai giunto alla fine del suo percorso terreno, abbia commesso in passato e in che modo ciò ha influito sulle persone che più ama: infatti, entrambi i matrimoni dei suoi figli sono in crisi.
Shuichi, il maschio, rincasa tardi ogni sera dopo essere andato a trovare la sua amante; nonostante ciò, l'amabile Kikuko finge di non accorgersi quasi dei tradimenti e in ogni caso si comporta come se ciò non la addolorasse. Shingo, che prova nei suoi confronti un profondo affetto, sa che in realtà la giovane è distrutta; nonostante ciò non riesce ad affrontare il figlio e a rimetterlo sul giusto cammino.
Allo stesso modo Fusako, la figlia maggiore che Shingo si vergogna di non aver mai amato abbastanza, si sta separando dall'uomo con cui ha avuto due bambine.
Senza mai trovare il coraggio per imporsi sul figlio, Shingo inizierà comunque a indagare spinto dall'affetto per la nuora fino a scoprire chi è l'amante di Shuichi. L'uomo si vergogna di non prodigarsi altrettanto per rimettere a posto la vita di Fusako.
Le vicende di questa famiglia, i ricordi della giovinezza di Shingo e del suo primo amore, le parole degli amici ormai morti e il susseguirsi delle stagioni disegnano delicatamente i contorni delle emozioni e dei sentimenti di questi personaggi apparentemente ordinari. Ciò che accomuna tutti forse è il silenzio e l'imbarazzo: tutti sanno le colpe e i difetti degli altri, ma nessuno ha il coraggio di uscire allo scoperto e di rinfacciare all'interlocutore il dolore che prova a causa sua.

Considerazioni sull'opera 


"Il suono della montagna" non è un romanzo triste o negativo. E' vero che i personaggi soffrono, ma soffrono perchè in fondo si amano molto.
Quello che mi ha commosso nel libro è stata l'intensità della tenerezza di questa famiglia, dove tutti sono così feriti ma al tempo stesso capaci di perdonare e di sorvolare sulle colpe dell'altro.

Dopo aver vissuto un anno in Giappone completamente da sola, senza riuscire a instaurare alcun tipo di relazione affettiva, e dopo aver girato tre famiglie in cui non sembrava esserci alcun tipo di legame fra i genitori oltre alla missione di educatori, mi ero convinta (da vera stupida) che il popolo giapponese fosse culturalmente incapace di provare amore o affetto. E' un pensiero sciocco, che avevo basato unicamente sulla mia esperienza di una piccolissima fetta di popolazione.
Leggere "Il suono della montagna" è stato un sollievo: in mezzo a tutto questo dolore, vedere il rancore spazzato via in pochi istanti dal perdono è stato quasi liberatorio.
"Okay, sono stata sfortunata. Ma evidentemente la formula Giappone = solitudine eterna non è per forza vera o deterministica. Forse dipende da me, da quanto sono disposta ad ascoltare a capire il modo diverso in cui i giapponesi vivono le loro emozioni. Magari Giappone = amicizia. Giappone = affetto".
Quest'estate tornerò in Giappone e questo pensiero mi consola un po'. Prima ero convinta di tornare in una seconda casa dove però sarei stata trattata come un'ospite sgradita; adesso inizio a sperare di tornare nel posto in cui un giorno potrò vivere serenamente al fianco di persone disposte a perdonarmi con la stessa facilità dei protagonisti di questo romanzo.

Perché tutti dovrebbero leggerlo 


"Il suono della montagna" contiene un delizioso mix di vita quotidiana, introspezione, tenerezza e magia. Leggere questo libro è un'esperienza che tiene vivi i sensi ma che al tempo stesso intrappola la nostra coscienza e la distorce fino a farla diventare la coscienza dell'anziano Shingo, affettuoso, insicuro e tormentato dal senso di colpa... La coscienza dell'anziano Shingo innamorato come quando aveva vent'anni, o assorto a contemplare la corolla di un enorme girasole simile alla testa di un guerriero.
Se dovessi consigliare questo libro, non lo farei per la trama; lo farei per Shingo.
Shingo è un uomo buono, tenero, premuroso; dimostra il suo amore per la famiglia sia quando compra i frutti di mare freschi per tutti, sia quando mente spudoratamente alla nuora sul motivo per cui Shuichi rientra così tardi dal lavoro. Si commuove osservando la vivida bellezza di una maschera No e si sente maliziosamente attratto dal richiamo notturno della montagna, che sembra quasi annunciargli la sua morte imminente.

Poi, all'improvviso, Shingo udì il suono della montagna.Non tirava vento. La luna era chiara, quasi piena, ma l'aria della notte era umida.I contorni degli alberi che ornavano la collina erano vaghi. I rami, tuttavia, erano immobili. Anche le foglie delle felci sotto la veranda dove si trovava Shingo erano ferme. La casa si trovava in fondo a una terra stretta che a Kamakua chiamavano comunemente yato, la valle. Certe notti si udiva il suono delle onde. All'inizio, perciò, Shingo aveva pensato che si trattasse del suono del mare.  
Era chiaramente il suono della montagna, invece. Somigliava al suono del vento lontano, ma aveva una forza profonda come se si trattasse dei rimbombi della terra. Pareva quasi che qualcosa risuonasse nel suo capo. Il suono cessò. Dopo che il suono fu cessato, per la prima volta Shingo ebbe paura. Rabbidivì pensando che forse era il preannuncio della morte. 

So che con questa breve recensione forse è difficile cogliere la bellezza di questo romanzo: spero di avervi incuriositi almeno un po'.
Lo consiglio specialmente a coloro che devono ancora iniziare ad addentrarsi nell'universo di Kawabata: è un ottimo trampolino di lancio.
La citazione qui sopra è ripresa da una traduzione vecchia: le traduzioni più recenti sono più scorrevoli e rendono ancor meglio l'idea della bravura di Kawabata.

E voi, avete già letto questo romanzo? Conoscete Kawabata?
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Buona lettura <3

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