18 set 2016

Shiro-shoin - 18.8.2016

Al castello di Nijo, a Kyoto, sto osservando il murale degli appartamenti privati dello shogun e di sua moglie.
Shiro-shoin.
Qui i pittori della scuola Kano abbandonano lo stile sfarzoso e ostentato del resto del Ninomaru e dipingono un lago circondato dai monti e immerso nella nebbia - semplice inchiostro su carta color crema. Forse non era così ingiallita quando il murale fu dipinto, anzi, è possibile che all'epoca fosse addirittura dorata.
Per la prima volta delle figure umane fanno la loro comparsa nelle pitture di Nijo: sono così piccole da sembrare insetti dalle ali traslucide.
La sottigliezza delle pennellate conferisce al paesaggio una tremolante fragilità, come se la superficie del lago e i rami degli arbusti venissero sfiorati da una corrente d'aria fredda.
Per un breve istante, l'intera composizione mi appare come una finestra spalancata sullo Stige.

Vorrei dire di aver visto un dipinto più bello di questo, ma neanche nella mia Firenze sono rimasta tanto affascinata da un'opera d'arte.
La fila di visitatori scorre ma io rimango qui, immobile.
Shiro-shoin.
Sindrome di Stendhal.

La camera adiacente è la stanza della moglie; capisco per la prima volta fino in fondo l'etimologia della parola oku-san, moglie, ma letteralmente "signora dei recessi".Questa è la stanza più remota dell'intero castello, così appartata che la luce la raggiunge a malapena.
Nella mia mente si sovrappongono due immagini: la prima è la descrizione della casa giapponese tradizionale di Tanizaki in "Libro d'ombra"; l'altra è l'espressione del maestro Akutagawa, "come una cicala nell'oscurità".


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