20 set 2016

Presagio di occhi e ragni di campagna - 6.8.2016

Com'è difficile entrare nel cuore delle persone.
Persino quando me lo porgono sul palmo di una mano, senza difese e con gli occhi che mi implorano "ascoltami, ti prego".
Perché allontano lo sguardo e fingo di non vedere niente, e parlo del più e del meno, del tempo che fa, della mia preferenza per la marmellata tsubu-an piuttosto che la koshi-an?
Non è colpa della paura del male che potrei farvi, prendendo quel cuore e maneggiandolo maldestramente. 
E' colpa della paura del male che farei a me, inerme davanti alle vostre schiaccianti verità.
E' il terrore egoistico di chi sa di non provare niente di profondo, di chi si rende conto di non aver mai imparato a fare l'essere umano.
"Bocca della verità".
In questo grande negozio della catena Tsutaya, nella campagna di Nagano, giro senza meta fra alti scaffali pieni di DVD a noleggio.
Fuori è già buio, e sotto la luce rossastra dei lampioni appaiono con chiarezza decine di panciuti ragni campagnoli.
Non ho intenzione di prendere un film, sto solo ammazzando il tempo mentre aspetto che il signore che mi ospita torni a prendere me e i coniugi inglesi che stanno cenando nel vicino "Kappa Sushi".
Questa passeggiata serale di inizio agosto fra gli scaffali di Tsutaya è così surreale da sembrarmi assurda.
Una settimana fa ero in Italia. Fra due settimane sarò di nuovo in Italia. 
Parentesi giapponese.
Ma se mi sento viva solo in Giappone, allora forse la vera parentesi è l'Italia. Tempo sprecato. Vita sprecata.
Ho vent'anni ma mi sento già sfiorita. 
"Bocca della verità".
Presagio di occhi brillanti del ragazzo del biberon che conoscerò solo fra qualche giorno.
La luce bianca dei neon di Tsutaya.
Ragni panciuti.
Il silenzio del vento fra le risaie. 
Forse ho sbagliato tutto. 
La parentesi non è né l'Italia, né il Giappone. La vita stessa è una breve parentesi fra due interminabili vuoti.

Uscendo fuori per ricongiungermi all'ospite e ai coniugi inglesi, mi sorprende la vastità della notte che in un attimo inghiottisce me, la mia inquietudine e le mie parentesi.
Resta solo il presagio degli occhi brillanti del ragazzo del biberon che conoscerò solo fra qualche giorno.


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